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giovedì 20 maggio 2010

OOPArt - i teschi di cristallo -

Il Teschio del Destino
Antica Saggezza


Il cristallo è una naturale espressione di ordine e purezza. In questo tipo di minerali, gli atomi sono ordinati secondo un preciso ordine geometrico; il che attribuisce alle gemme un’intrinseca bellezza. Non a caso, quindi, i cristalli sono da sempre considerati oggetti fuori dal comune; le civiltà antiche gli attribuivano poteri spirituali e taumaturgici e le sfere preferite dai veggenti sono sempre state “di cristallo”. I Teschi di Cristallo (o Teschi della Saggezza) sono manufatti considerati da alcuni di origine precolombiana; anche se molti di questi reperti sono stati definitivamente identificati come falsi, alcuni rimangono avvolti dal mistero grazie alla loro sconcertante precisione manifatturiera.
La storia dei Teschi di Cristallo
ET
Il Teschio di Joke Van Dieten soprannominato ET


Il primo Teschio di Cristallo di cui si ha notizia, venne rinvenuto da una famiglia Maya del Costa Rica nel 1906. Il reperto è attualmente in possesso di Joke Van Dieten, che lo acquistò in una libreria di Vancouver. Il teschio venne soprannominato ET, a causa della sua forma allungata e, secondo la proprietaria, vanta poteri taumaturgici: si racconta che Van Dieten avesse un tumore al cervello e che, una mattina, si svegliò scoprendosi completamente guarita. La fortunata donna asserì di aver scorto una macchia all'interno del teschio di cristallo, come se l'oggetto avesse "assorbito" il male. La donna ha poi acquistato altri dodici teschi di cristallo in girio per il mondo, fra cui il Shui Ting Er (scoperto in Mongolia), il Luv Skull (Teschio di Luv, rinvenuto nei pressi dell'omonima città in Russia) e il Teschio dei Gesuiti, in inglese Jesuit Skull, che si dice sia legato all'ordine dei gesuiti e forse a San Francesco d'Assisi. Nel periodo fra Novembre e Dicembre del 1995, Joke Van Dieten espose i suoi teschi di cristallo al pubblico in un festival spirituale (il Body-Mind-Spirit Festival) tenutosi in Australia. Molte persone affermarono di poter percepire un'energia che emanava dai teschi.
Ami
Il Teschio di Ametista o Ami


Un teschio scolpito nel quarzo viola, noto come Teschio di Ametista o Ami, fu rinvenuto in un nascondiglio di reliquie Maya, nella regione di Oaxaca, in Guatemala, nel 1915; gli esami scientifici hanno rivelato che fu lavorato seguendo l’asse di simmetria del cristallo e, inoltre è dotato di mascella mobile. Attualmente è in possesso di Al Ramirez e si trova a San Jose, in California; si pensa che questo teschio abbia fatto parte di una collezzione posseduta dal presidente messicano Diaz dal 1876 al 1910. Il reperto, dal peso di quasi quattro chili, sarebbe stato tramandato di generazione in generazione dai sacerdoti Maya.

Il ritrovamento che fece più scalpore è senz'altro quello che portò alla luce il cosiddetto Teschio di Mitchell-Hedges. L'oggetto fu trovato nel 1927 fra le rovine Maya di Lubaantun, site a Belize, nell'Honduras, tra Guatemala e Portorico. Fu portato alla luce da Anna Mitchell-Hedges, figlia adottiva dell’esploratore ed avventuriero inglese Frederick Albert Mitchell-Hedges. Quest'ultimo era noto per le sue teorie circa la civiltà perduta di Atlantide; mito al quale aveva dedicato buona parte delle sue energie. Giunto a Lubaantun, Mitchell-Hedges si convinse che doveva far parte della mitica civiltà scomparsa e, aiutato dalla gente del posto, rimosse la vegetazione dalle imponenti piramidi e dalle antiche terrazze.
Il Teschio di Mitchell-Hedges


Gli scavi iniziarono nel 1924 e durarono quindi tre anni. Nell'ultima spedizione, Mitchell-Hedges portò con se sua figlia Anna, allora diciassettenne. La ragazza, proprio nel giorno del suo compleanno, scorse tra le pietre qualcosa che luccicava. Si trattava di una riproduzione perfetta di un teschio umano ricavato da un'unica gemma di cristallo di rocca (quarzo) estremamente pura e limpida. Il reperto pesava circa 5 kg. e, probabilmente, era la riproduzione di un cranio femminile. Le sue dimensioni erano 18x12x13 centimetri e la precisione con la quale fu lavorato a partire da un singolo cristallo di quarzo è sconcertante. Poco distante venne poi ritrovata anche una mascella, sempre in cristallo, che si articolava perfettamente con il cranio di cristallo e poteva muoversi proprio come una mascella umana.

Trentasette anni dopo il ritrovamento, nel 1964, Anna Mitchell-Hedges, che aveva gelosamente custodito il teschio di cristallo, conobbe l’antiquario e appassionato di misteri archeologici Frank Dorland, il quale studiò il misterioso teschio per ben sei anni; successivamente, nel 1970, si rivolse agli avanzati laboratori della Hewlett-Packard, famosi nel mondo per essere specializzati nello studio ed analisi dei cristalli. Gli esami cristallografici rivelarono che il teschio era stato scolpito seguendo l’asse principale di simmetria del cristallo: una tecnica estremamente avanzata, in uso fra i moderni gioiellieri, che riduce notevolmente il rischio di frantumare il pezzo.

La superficie del teschio era, inoltre, priva di graffi anche a livello microscopico, il che tenderebbe ad escludere l’uso di strumenti metallici durante la lavorazione. Secondo Dorland, il teschio era stato lavorato utilizzando punte di diamante e, successivamente, rifinito con una pasta abrasiva a base di silicio. Se questo oggetto fosse stato effettivamente scolpito in epoca precolombiana, con le tecnologie allora disponibili, la sua lavorazione avrebbe richiesto un tempo estremamente lungo (alcune fonti sostengono che ci sarebbero voluti circa trecento anni!). Risulta comunque difficile stabilire il periodo in cui venne effettivamente realizzato questo controverso manufatto, poiché il cristallo di quarzo non permette la datazione al carbonio14. Confrontato con altri teschi di cristallo lavorati in epoca moderna, il teschio di Mitchell-Hedges si distingue per la straordinaria purezza del cristallo da cui è composto che, molto probabilmente, proviene dal Brasile; dove o quando sia stato lavorato è difficile, se non impossibile, stabilirlo.

Vi sono anche altre curiose proprietà ascritte al teschio di cristallo: c’è chi dice, ad esempio, che l’oggetto rifranga la luce in maniera anomala. Anna Mitchell-Hedges, è convinta che il teschio possieda poteri particolari e sia in grado di premonire eventi nefasti. Ella racconta:
Anna Mitchell-Hedges


«Si dice che i Maya lo usassero per guarire o per augurare sventura. La leggenda narra che quando uno stregone diventava troppo vecchio per officiare i rituali religiosi, veniva scelto un giovane per sostituirlo. I due si stendevano davanti al teschio del destino (così veniva chiamato) alla presenza del grande sacerdote; il quale dava inizio ad una misteriosa cerimonia atta a trasferire tutta la conoscenza e la saggezza del vecchio nel giovane prescelto. Alla fine della cerimonia, il vecchio stregone moriva sereno, mentre il giovane si alzava sapiente, pronto a prendere il posto del suo predecessore...».

Dopo il Teschio del Destino, diversi altri oggetti analoghi saltarono fuori in diverse parti del mondo. Degno di nota è il teschio di cristallo attualmente conservato a Londra, presso il British Museum. Si dice sia stato portato dal Messico da un ufficiale spagnolo e in seguito passato per molte mani: secondo G.F. Kunz, fu trasferito a New York da Eugene Boban, un antiquario parigino, nel 1884, dove venne acquistato da Tiffany sei anni dopo (1890). Nel 1898, il British Museum lo acquistò per 120 sterline e lo dichiarò appartenente ad epoca pre-ispanica. A differenza del teschio di Mitchell-Hedges, quello del Museo Britannico è costituito da un unico blocco (la mascella è fissa); il laboratorio di ricerca del museo ha rilevato diverse scalfitture sulla sua superficie che fanno pensare ad un moderno tornio da gioielliere.
Il Teschio del British Museum
Il Teschio di Cristallo conservato a Londra nel British Museum


L’attribuzione del manufatto alle popolazioni pre-ispaniche si basa esclusivamente sulla congruenza dello stile con altre sculture azteche. Il dott. Morant, ha eseguito un confronto fra il teschio del British Museum e il sopraccitato Teschio del Destino. Le differenze emerse sono molteplici: in primo luogo, si è visto che il teschio di Mitchell-Hedges è più preciso e proporzionato dal punto di vista anatomico; mentre il teschio del British Museum è leggermente più simmetrico.

Gli esami più recenti, compiuti sul teschio del British Museum, sembrano sancire la natura fraudolenta di questo manufatto. Ian Freestone, dell’Università di Galles a Cardiff, a capo della ricerca scientifica al British Museum di Londra, ha identificato diversi segni circolari attorno alle cavità oculari del teschio che sono certamente il risultato di un qualche strumento a ruota, cosa che sicuramente gli Aztechi non possedevano. Risulta più plausibile che il teschio sia stato lavorato in Germania attorno al 19° secolo e venduto da Eugene Boban come inestimabile reperto archeologico. Pare che sia stato lo stresso Boban a vendere un teschio analogo ad un collezionista. Tale oggetto è oggi conservato al Musée de l’homme di Parigi. Naturalmente, i più accaniti sostenitori delle mistiche proprietà dei teschi di cristallo rifiutano categoricamente questa teoria.
Max
Il Teschio di Cristallo soprannominato Max e custodito da Joanne e Carl Parks


Negli anni ’80, seguendo l’ondata di popolarità che questi oggetti suscitarono, furono rinvenuti diversi teschi di cristallo in America; uno di questi, chiamato “Max”, è in possesso di Joanne Parks e si trova a Houston in Texas; il teschio è composto da un unico blocco di quarzo di circa 18 Kg. e si dice che sia appartenuto al tibetano Norbu Chen, che lo donò alla famiglia Parks nel 1981. Successivamente, negli anni novanta, il detective del paranormale autoproclamatosi “esperto di teschi di cristallo” Nick Nocerino, rinvenne altri due teschi di cristallo nella provincia messicana di Guerro. Uno di questi venne battezzato teschio di Sha-Na-Ra. I dettagli dei ritrovamenti furono taciuti da Nocerino, che addusse come scusa presunte questioni di sicurezza le persone coinvolte, data la particolare situazione politica messicana. I teschi di Nocerino non furono mai sottoposti a esami scientifici condotti da istituti indipendenti. Vennero invece sottoposti ad una serie di test pseudoscientifici (psicometria, percezioni extrasensoriali, ecc) da tre società non accreditate dalla comunità scientifica: la Pelton Foundation of Applied Paranormal Research, la Institute of Psychic and Hypnotic sciences, e The Society of Crystal Skulls International. I risultati dei test furono ovviamente positivi, attribuendo ai teschi ogni genere di potere paranormale.

Inoltre, come da tradizione dei film di Indiana Jones, circola una leggenda su tredici teschi di cristallo; destinati a riunirsi all’alba della nuova era (più precisamente il 21 dicembre 2012, ovvero alla fine del “Conto Lungo” del calendario Maya iniziato il 13 agosto 3114 a.C.). Una volta riuniti, i teschi saranno in grado di predire il destino della razza umana. Nel 2008 è, infatti, uscito il quarto capitolo della saga di Indiana Jones, intitolato appunto “Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo” (Indiana Jones and the Kingdom of the Crystal Skull).
Teorie
Una gemma di Quarzo


Abbiamo constatato che questi manufatti sono costituiti da quarzo puro, un materiale molto usato dalla tecnologia moderna per via della sua elevata resistenza al calore ma, soprattutto, della piezoelettricità: la capacità, cioè, di generare elettricità (una differenza di potenziale) in risposta ad una stimolazione meccanica. Alcuni hanno associato questa proprietà agli strani fenomeni ai quali diverse persone dichiarano di aver assistito in presenza dei teschi di cristallo. Fra questi troviamo strane aureole di luce che circondano il teschio o allucinazioni. Queste sarebbero dovute all’interazione del campo elettrico generato dal quarzo che compone il teschio con quello generato dal cervello umano. Tali fenomeni si potrebbero più semplicemente spiegare con la suggestione.

Molte persone etichettano i teschi di cristallo come OOPArt; tuttavia non esistono, ad oggi, prove certe della loro antichità. Anzi, molti falsi sono stati scoperti, fra cui il più clamoroso è senz’altro quello del British Museum. C’è anche chi sostiene che questi misteriosi teschi provengano dalla perduta Atlantide descritta da Platone, il quale narrava di portentosi cristalli usati per produrre una enorme quantità di energia. Altri ancora, affermano addirittura che i teschi sarebbero manufatti di origine aliena abbandonati sulla terra chissà per quale scopo.

Il teschio più famoso, quello di Mitchell-Hedges, presenta anch’esso alcune incongruenze, specialmente per quanto riguarda le circostanze del ritrovamento: la notizia, infatti non appare in alcun documento dell’epoca e né il teschio né Anna Mitchell-Hedges appaiono in nessuna delle foto scattate durante la spedizione. C’è da considerare che Frederick Mitchell-Hedges, grande sostenitore dell’archeologia misteriosa, giunse a Lubaantun convinto di trovare i resti della civiltà perduta di Atlantide e il ritrovamento del teschio potrebbe essere una montatura architettata da lui stesso per valorizzare le sue teorie. Gira anche la voce che il Teschio del Destino fu fatto trovare intenzionalmente ad Anna come regalo di compleanno (quel giorno la ragazza compiva diciassette anni).∑

OOPArt - Nanospirali, tecnologia di 20.000 anni fà-


Tecnologia Inspiegabile

La nanotecnologia è un ramo scientifico, ancora oggi poco sviluppato, che si occupa del controllo della materia su scala microscopica, dell'ordine dei nanometri (ossia milionesimi di millimetri), allo scopo di realizzare le cosiddette nanomacchine. Pare che alcuni geologi russi abbiano scoperto, all'interno di campioni di roccia prelevati sui monti Urali, delle microscopiche spirali metalliche risalenti, pare a più di 100.000 anni fa. Potrebbe trattarsi della prova che il nostro pianeta ospitò, in passato, una civiltà molto più avanzata della nostra.
La storia delle Nanospirali

Il 1992 fu l'anno in cui questi misteriosi reperti vennero segnalati per la prima volta: furono scoperti da un gruppo di geologi russi impegnati in alcune ricognizioni alla ricerca di metalli sui monti Urali. I microscopici oggetti destarono immediatamente l'attenzione degli scienziati, che ne trovarono diverse centinaia, soprattutto nei pressi dei corsi d'acqua, quale il fiume Balbanju, il Kozim (Koshim), il Narada e su due affluenti minori, il Vtvisty e il Lapkhevozh; la maggior parte fu rinvenuta a profondità fra i 3 ed i 12 m. Le dimensioni dei minuscoli oggetti vanno dai 3 cm agli 0.003 mm (tre centesimi di millimetro); i più grandi sono composti da rame puro, menti i più piccoli presentano una superficie liscia o parzialmente forata in Tungsteno con nuclei in Tungsteno o Molibdeno. Per poter osservare la regolarità della loro struttura spiraliforme è necessario osservarli al microscopio. Tale regolarità dovrebbe escludere un'origine naturale.
Particolare della Nanospirale
Particolare della superficie di una Nanospirale ingrandita 500 volte



Oggi è possibile realizzare questo tipo di nanospirali a livello industriale; questa tecnologia è disponibile dalla metà degli anni sessanta del secolo scorso. Il fatto curioso è che le spirali scoperte in Russia sono state rinvenute all'interno di strati geologici datati tra i 20.000 e i 318.000 anni fa. I sostenitori dell'ufologia hanno subito eletto le nanospirali a prova inconfutabile che la Terra fu, in passato, visitata da una razza aliena tecnologicamente avanzata.

Gli scettici sostennero che i risultati delle analisi derivavano da misurazioni errate o, addirittura, falsificate; ma alcuni anni dopo, nel 1995, venne organizzata una nuova spedizione dal giornalista e ricercatore Valerie (Valerii) Ouvarov e dalla geologa Elena Matveyeva: vennero portate alla luce nuove spirali da uno strato sedimentario del fiume Balbanju vecchio di 100.000 anni. Le analisi vennero eseguite in altri laboratori, ma diedero gli stessi risultati, allontanando, così, l'ipotesi della frode.
Nanospirale
Una delle Nano-spirali trovate sui monti Urali


La Matveyeva compì rigorosi test sulle nanospirali nell'Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica Geologica e lo Studio di Metalli Nobili e non Ferrosi (ZNIGRI) di Mosca, utilizzando anche il microscopio elettronico: il 29 novembre 1996 la ricercatrice rilasciò la seguente perizia:

«Il limo nel quale erano inglobate le spirali si distingue come deposito di detriti di ghiaia e ciottoli stondati del terzo livello, creati dall’erosione dei sedimenti di strati poligenici e di accumulazione. La datazione di questi depositi si può far risalire a 100.000 anni fa (Pleistocene Superiore). [...] Le nuove formazioni cristalline, presenti sulla superficie di questi aggregati filiformi in tungsteno puro, mostrano le caratteristiche insolite dei depositi alluvionali del Pleistocene Superiore. L’età di questi sedimenti e le condizioni in cui sono state eseguite le analisi fanno escludere quasi del tutto l’ipotesi che la formazione dei cristalli di tungsteno sia da mettere in relazione con il lancio di razzi dalla vicina stazione spaziale di Pleseck.»

I campioni furono studiati anche dalla Russian Academy of Sciences di Syktyvka (la capitale dell'ex Repubblica Sovietica di Komi), di Mosca, di San Pietroburgo e da un istituto scientifico ad Helsinki, in Finlandia. Studi approfonditi hanno evidenziato che le spirali sono state realizzate seguendo la regola della Sezione Aurea; che in matematica identifica il rapporto fra due grandezze disuguali, di cui la maggiore è medio proporzionale tra la minore e la loro somma ((a+b) : a = a : b). Tale rapporto vale approssimativamente 1.618. La sezione aurea è largamente presente in natura e in matematica; già gli antichi greci la consideravano un'espressione di bellezza e perfezione.

Tutti gli esami eseguiti sulle misteriose spirali, le collocano in un periodo che va dai 20.000 ai 300.000 anni fa (a seconda dello strato geologico in cui sono state trovate), epoche in cui nessuna civiltà conosciuta sarebbe stata in grado di produrle. Questo le classifica ufficialmente come OOPArt.
Teorie
Frammento di una Nanospirale


Il dottor Valerie Ouvarov, di San Pietroburgo, ha elaborato una teoria secondo la quale molte di queste microspirali e nanospirali sarebbero componenti elettronici un tempo costituenti un'enorme antenna ricetrasmittente. I metalli che costituiscono le spirali (rame, tungsteno e molibdeno) sono molto usati nella costruzione di componenti elettronici: il Tungsteno, noto anche come Wolfamio, si trova comunemente nelle lampadine ad incandescenza; si tratta di un metallo estremamente duro e vanta il più alto punto di fusione fra tutti gli elementi puri (fonde a 3422°C) oltre alla più alta resistenza alla trazione ad alte temperature. Il Molibdeno ha proprietà simili al Tungsteno e viene spesso usato per applicazioni missilistiche.
Induttori
Induttori di varie misure

I microscopici oggetti si possono, quindi, identificare come solenoidi, cioè una bobina costituita da materiale conduttore. I solenoidi vengono usati per realizzare induttori, dei componenti elettronici che generano un'induttanza. Tale grandezza esprime la capacità di un circuito di resistere alla variazione di corrente nel tempo. Data la capacità degli induttori di immagazzinare energia in un campo magnetico, questi vengono utilizzati negli alimentatori a commutazione (che hanno un rendimento molto maggiore di quelli tradizionali) e negli apparecchi elettronici per trasmissioni via etere.

Un'altra interessante teoria, vuole che questi solenoidi non siano prodotti nanotecnologici; bensì che si siano formati in seguito ad una attività bellica o missilistica ad alta tecnologia: si sa che i cristalli di Tungsteno, sottoposti a grande sforzo, subiscono deformazioni spiraliformi dovute allo scorrimento relativo di piani reticolari adiacenti, cioè lo slittamento di una parte dei cristalli rispetto agli altri. Questo discorso non vale per le micro spirali in rame trovate negli stessi siti: queste ultime misurano dai 3 agli 0.5 centimetri e non hanno nulla a che fare con i nanocristalli di Tungsteno. Potrebbero verosimilmente essere considerate come induttori. Il mistero di come possano essere state rinvenute nello stesso posto sia le microspirali in rame che le nanospirali in tungsteno, inglobate in uno strato geologico risalente a 100.000 anni fa, rimane irrisolto; qualcuno ha avanzato l'ipotesi che a quel tempo (100.000 anni fa) sia stato distrutto un mezzo altamente tecnologico con un'arma estremamente potente. Al giorno d'oggi, nanospirali in Tungsteno (come quelle trovate sugli Urali) si possono trovare solo nei poligoni militari atti alla sperimentazioni di armi ad alta tecnologia o in prossimità di basi missilistiche.

Possiamo quindi concludere che questi oggetti siano il risultato di un'attività missilistica o una guerra combattuta con armi tecnologicamente avanzate (o forse entrambe le cose). In tal caso, bisognerebbe accettare l'esistenza di una civiltà tecnologicamente avanzata, scomparsa senza lasciare traccia diverse migliaia di anni fa. Forse risulta addirittura più facile credere che questi reperti, senza dubbio inspiegabili, siano il frutto di un'antica visita alla terra da parte di una razza extraterrestre.

OOPArt -Introduzione



Introduzione

Più ci spingiamo indietro nel tempo, più le nostre certezze vacillano. Di come fosse il mondo in epoca preistorica, ad esempio, non abbiamo che poche prove; il resto sono solo teorie. Capita sovente che, per caso, vengano scoperti particolari reperti che sembrano discordare con le nostre attuali conoscenze storiche. Questi oggetti sono conosciuti come OOPArt, un acronimo inglese che sta per Out of Place Artifacts, cioè letteralmente 'oggetti fuori poso' nel senso di anacronistici o non attinenti al luogo del ritrovamento. Mentre alcuni misteri sono stati svelati, rivelandosi il più delle volte cattive interpretazioni da parte degli scopritori, altri continuano a far discutere e a sfidare l'archeologia classica.

martedì 18 maggio 2010

I MAYA, TRA MISTERO E STORIA..

maya

Di teorie apocatilittiche in passato ce ne sono già state tanto che il detto “mille e non più mille” ce lo ricordiamo ancora adesso. Nonostante ciò che venisse detto di anno 1.000 ce ne sono stati ben due. Ultimamente però tutte le teorie sembrano concordare sulla data del 21 DICEMBRE 2012, profezia che si trova all’interno del calendario Maya.

Questo popolo pre-colombiano aveva la concezione che il tempo e gli accadimenti fossero ciclici e ogni ciclo si concludesse con una catastrofe dopo la quale iniziava un nuovo ciclo. Per il loro calendario ora noi viviamo nella quinta era e la data del 21 dicembre 2012 sarebbe il primo giorno della sesta. La divisione tra le due sarebbe rappresentata, per quanto dicono, da una catastrofe naturale che dovrebbe spazzare via quella vecchia per la rigenerazione.

La teoria apocalittica deriverebbe dalla presenza nella nostra galassia del Decimo Pianeta, Nibiru, di cui i Maya furono i primi a parlare e a causa del quale succederebbero disgrazie sulla Terra.

In realtà le teorie pare siano due, di fatto il nostro è un universo che prende sempre in considerazione gli opposti. Da un alto abbiamo chi crede che ci sarà la fine del mondo e la catastrofe spazzerà via tutto. Chi, invece, ha studiato a fondo la civiltà Maya, sostiene che questo popolo credeva che, ad un’era oscura, seguisse sempre un’era di illuminazione.

Non si può certo dire che quella passata sia stata piena di sole e illuminata se si pensa alle guerre mondiali, alle carestie, alla devastazione creata dall’uomo sulla Terra. Se seguiamo il loro ragionamento la prossima era dovrebbe essere luminosa e darci la via nuova.

Gli studiosi dei Maya, ma anche i loro anziani sacerdoti, tenutari di segreti che si trasmettono di generazione in generazione, sostengono che il cambiamento non sarà una catastrofe, ma soltanto un cambiamento, che dopo un’era di devastazione porterà alla Terra un periodo di pace, armonia, serenità e un nuovo stato di coscienza ed evoluzione per l’uomo.

Certo è che tra le due possibilità quella catastrofica viene più gettonata dai media e riportata in così ampia scala che morte persone, probabilmente quelle più sensibili, hanno cominciato a chidersi quanto ci sia di vero. Persino la NASA si è sentita in dovere di rassicurare i cittadini del mondo sull’impossibilità di una tale eventualità a causa della caduta sulla Terra di un pianeta o asteroide.

2012, allarme Nasa "Black out sulla Terra"

Milioni di persone senza elettricità nel 2012, cibo e medicine che vanno a male nei frigo spenti, telefoni e satelliti fuori uso. Uno scenario da "day after" che potrebbe essere derubricato alla voce "catastrofismo", se non fosse che l'allarme viene dalla Nasa e dalla National Academy of Sciences. E nella parte del cattivo che mette a repentaglio la civiltà, una volta tanto, non ci sono le attività umane, l'inquinamento o il riscaldamento globale. Il nemico a sorpresa è il Sole, artefice della vita sulla Terra, che con un colpo di tosse potrebbe mettere ko le infrastrutture sulle quali l'Occidente prospera.

Da dicembre, l'attività del Sole sta lentamente aumentando. La nostra stella varia il suo campo magnetico ogni 11 anni e a un certo punto si raggiunge un picco di fenomeni (eruzioni solari e getti di massa coronale) dai quali si sprigionano grandi quantità di energia e di radiazioni. Tali getti possono raggiungere la Terra dando luogo a tempeste geomagnetiche. L'atmosfera ci protegge, gli effetti diretti delle tempeste solari sulla salute sono trascurabili, ma il loro impatto sulle strutture socio-economiche potrebbe essere disastroso.
Gli astronomi osservano questi fenomeni dal 1859 quando una tempesta geomagnetica di proporzioni straordinarie, oltre a rendere possibile l'osservazione di aurore come quelle polari in Italia e a Cuba, fece incendiare alcuni cavi del telegrafo in Europa e negli Stati Uniti. A maggio del 1921, un'altra tempesta provocò una serie di cortocircuiti, mettendo fuori uso le linee elettriche e quelle telefoniche sulle due sponde dell'Atlantico. Ma cosa accadrebbe se eventi del genere si verificassero oggi che un'intera civiltà è stata fondata sull'elettricità e le telecomunicazioni?


La risposta degli esperti è tutt'altro che confortante: "L'energia elettrica è la chiave di volta tecnologica della società moderna, dalla quale dipendono tutte le altre infrastrutture e gli altri servizi", si legge in un rapporto di 132 pagine commissionato dalla Nasa alla National Academy of Sciences. "Se la tempesta del 1859 avvenisse oggi, assisteremmo a un'enorme devastazione sociale ed economica". Nel 1989, sei milioni di persone in Quebec sono rimaste senza energia per nove ore a causa di una tempesta geomagnetica dieci volte meno potente di quella del 1921. Secondo John Kappenmann, coautore del rapporto, se un evento come quello del '21 si ripetesse, le persone senza elettricità sarebbero stavolta 130 milioni.

Una riedizione della tempesta del 1859, che fu ancor più potente, farebbe danni per duemila miliardi di dollari. Ciò che spaventa particolarmente nelle tempeste geomagnetiche è la loro imprevedibilità. Si sa che questo ciclo solare raggiungerà il prossimo picco tra il 2012 e il 2013, ma nella comunità scientifica non c'è accordo su quanto sarà intensa l'attivita della nostra stella in quel periodo. Spiega lo scienziato Doug Biesecker, della Noaa: "Basta un solo evento per creare enormi problemi: la grande tempesta del 1859 avvenne durante un ciclo particolarmente mite".
Proprio come quello che sta per iniziare.

sabato 15 maggio 2010

2012

Sabato 22 Dicembre 2012, fine del mondo?

Ormai nel mondo del web gira una specie di febbre che addita questa data, non tanto lontana per la verità, per la catastrofe prossima ventura.

Ma su quali basi si portano avanti questo tipo di supposizioni ? A dir la verità qui qualche dato reale c'è, e deriva dalla conoscenza scientifica che oggi possediamo del calendario delle popolazioni della civiltà Maya.

Andiamo con ordine: come è possibile verificare (fonte wikipedia) tra quelle popolazioni non si usava computare gli anni nel modo in cui noi lo facciamo oggi. Fra l'altro gli 'anni', cioè meglio i cicli annuali erano di due tipi: il ciclo Tzolkin (che durava 260 giorni) e il ciclo Haab (che durava 365 giorni). Ma gli anni poi, non si contavano accumulandoli uno sull'altro. 1,2,3 ecc. Si utilizzava invece il Lungo computo: una numerazione progressiva dei giorni in un sistema di numerazione posizionale misto in base 13, 18 e 20 molto complicato.

Precisamente si trattava di un numero di cinque "cifre": la prima (quella delle "unità") in base 20, la seconda (le "decine") in base 18, la terza e la quarta di nuovo in base 20, la quinta in base 13. Queste "cifre" si scrivono da sinistra a destra, come per i numeri arabi (quelli che usiamo normalmente); nella notazione moderna, si scrivono i numeri corrispondenti separati da punti, ad esempio 12.19.13.7.19 (corrispondente al 5 luglio 2006).

Il ciclo completo del Lungo computo era quindi di 13*20*20*18*20 = 1872000 giorni (circa 5125 anni), ed era multiplo del ciclo Tzolkin di 260 giorni. Le prime quattro cifre si contavano a partire da 0 (quindi la seconda andava da 0 a 17, le altre da 0 a 19), la quinta invece andava da 1 a 13. Il primo giorno era il 13.0.0.0.0 (4 Ahau nel ciclo Tzolkin).

I periodi dopo i quali si ripeteva ciascuna cifra avevano i seguenti nomi:

20 giorni (prima cifra): uinal
360 giorni (seconda cifra, 18*20 = 360): tun
7200 giorni (terza cifra, 20*360 = 7200): k'tun
144000 giorni (quarta cifra, 20*7200 = 144000): b'ak'tun
la quinta cifra si ripete dopo il ciclo completo di 1872000 giorni (13*144000 = 1872000).
Secondo i maya, ciascun ciclo del Lungo computo corrisponde ad un'era del mondo; il passaggio da un'era all'altra è segnato da catastrofi e distruzioni. Il ciclo attualmente in corso è iniziato il 6 settembre del 3114 avanti Cristo ed è molto vicino al termine: il nuovo ciclo inizierà appunto il 22 dicembre del 2012.

Sabato 21 dicembre sarà dunque l'ultimo giorno del vecchio ciclo.

Ecco dunque la ragione della previsione di catastrofi che riguarderanno in particolare questa nostra civiltà occidentale, e che vedrà un gigantesco redde rationem soprattutto per le sue grandi metropoli: New York, Parigi, Londra.

Nel caso della capitale inglese, poi la profezia Maya si abbina ad altri segnali percepiti nella sua storia recente: Londra è stata distrutta come si sa da due grandi incendi, poi ha subito la devastazione di un'alluvione nel XII secolo e della peste nel 1666 (anno dalla numerazione un po' sospetta...) e secondo alcuni, tale devastazione tornerà a ripetersi con esattezza proprio nel 2012...

Mah, chi vivrà - come si dice - vedrà e ... speriamo bene !

2012


C'è una cosa che bisogna comprendere sul perchè la profezia dei Maya sulla data del 2012 sia così clamorosamente esplosa, in questo periodo, nel mondo intero.

I Maya avevano una vera ossessione per il tempo. L'intero territorio dei Maya, con le sue centinaia di città di pietra può essere classificato come un enorme monumento in stretta relazione con il tempo. Sulle mura che cingevano i campi per il gioco della palla, sui templi, sugli architravi, sui pannelli scolpiti e addirittura sulle conchiglie, sulla giada - usata in grande abbondanza - i Maya per un periodo che abbraccia circa 1000 anni, incisero le relative date non appena arrivavano alla conclusione dell'opera, o la incisero per celebrare qualche avvenimento del passato.

Un erudito ha perfino trovato un'iscrizione Maya che risale per novanta milioni di anni nel passato.

Ma perchè i Maya avevano questa ossessiva preoccupazione per il tempo ?

Perchè - è questa la risposta più semplice - i Maya erano convinti che il tempo fosse ciclico. E che la stessa influenza e le stesse conseguenze si ripetessero in ogni determinato periodo nella storia.

Fu proprio Diego de Landa - il primo e più esauriente occidentale a venire a contatto e a studiare approfonditamente la cultura maya - a scrivere nei suoi diari: " Riuscivano (i Maya) a calcolare meravigliosamente le loro epoche, e così era facile per un vecchio con il quale mi capitò di parlare, di ricordare tradizioni che risalivano a trecento anni prima. Chiunque abbia messo ordine al loro calcolo dei katun, fosse stato anche il diavolo, lo ha fatto con una esattezza mai nel passato eguagliata."

Una specie di compendio di questa incredibile interpretazione del Tempo - i Maya erano convinti che il mondo avesse sofferto apocalittiche distruzioni per quattro volte, e che quando il velo si alzò sulla storia dei Maya, essi stavano vivendo nell'epoca seguente la quinta creazione del mondo (gli indiani raccontarono a Diego de Landa che gli dei che reggevano la terra fuggirono "quando il mondo fu distrutto dal diluvio")- si trova in quello che è universalmente conosciuto come Codice di Dresda (foto in testa).

Il Codice di Dresda è uno dei tre codici Maya sopravvissuti - per puro miracolo - alla furia della conquista spagnola, che come sappiamo fece purtroppo terra bruciata dell'intera cultura Maya.

Il codice di Dresda (detto codex Dresdensis) è il più bello e il più complesso dei tre (cm.350X20X9) risale probabilmente all'XI o XII secolo e ricopia quasi sicuramente un originale del periodo classico; parla delle eclissi, della rivoluzione sinodica di Venere, di riti religiosi e di pratiche divinatorie, per ben 70 pagine. Fu scoperto a Vienna nel 1739, e in seguito venne acquistato dalla biblioteca di Sassonia, a Dresda.

E' stato proprio partendo da quel codice della biblioteca di Dresda, che Ernst Forstermann, impiegato di quella biblioteca, riuscì a decifrare una parte del calendario Maya, e a compiere il lungo conto che permette di stabilire una data in rapporto al punto di partenza cronologico Maya, grazie a una serie di glifi. Forstermann, in realtà, si era messo in testa di trovare il contenuto di quello strano libro di magia, e fu il primo, nel 1887, a capire che si trattava di tavole del pianeta Venere.

Ed è proprio il Codice di Dresda a fornire lumi su come il lungo computo del tempo scandito dal calendario Maya si arrestasse consapevolmente il 21 dicembre del 2012. Sappiamo poco su come essi immaginassero la fine del mondo. L'unica immagine possiamo averla osservando l'ultima pagina del codice di Dresda. In essa si vede l'acqua che distrugge il mondo, essa fuoriesce dai vulcani, dal Sole e dalla Luna generando oscurità che prevale sulla luce.

Cosa è questa acqua ?

E' facile pensare perchè questa profezia - o meglio, questo computo temporale - dei Maya abbia così suggestionato gli uomini di oggi. Se si prova ad immaginare quella profezia, attualizzandola, la prima cosa che viene in mente è il global warming: innalzamento degli oceani, ecc.. Ma tante altre ipotesi vengono alla mente: caduta di un meteorite, eruzioni spaventose. E c'è chi immagina anche che l'acqua che invaderà il mondo, possa essere quel nuovo quinto elemento sprigionato dagli esperimenti del Large Hadron Collider (del quale abbiamo parlato spesso qui a Mysterium ) che - guarda caso - stanno per iniziare a Ginevra, e che saranno pienamente effettivi proprio intorno al 2012...

Insomma, chi più ne ha più ne metta. Ma io penso che tutto questo dovrebbe semplicemente portarci a una conclusione: quella di studiare meglio la grande cultura maya, quella di un popolo terribile e misterioso, intorno al quale le nostre conoscenze sono ancora molto scarse...

IL PIANETA OSCURO. parte 4°

Abbiamo tentato di identificare l’epoca in cui si sarebbe potuto verificare la presenza anunnaka sul nostro pianeta e, dalla letteratura esistente ad oggi, non abbiamo trovato alcun elemento valido a supportare un principio di cadenza temporale che abbinasse alcune manifestazioni, dall’apparenza misteriose, con la presenza di esseri collegabili al X Pianeta ed in ogni caso, estranei al sistema Terra.

Ci è sembrato alquanto logico prendere in considerazione un simbolo, in qualche caso anche materializzato in oggetti in argilla, che gli Egizi univano alla tradizione religiosa del culto di Osiride e che è unico nel suo genere.

Questo simbolo misterioso è lo Zed o meglio colonna Dyed. –


Questo che noi abbiamo chiamato “simbolo” potrebbe essere anche, salvo smentite archeologiche, una torre granitica formata da un numero considerevole di blocchi monolitici e che potrebbero costituire, secondo alcuni, la parte centrale della piramide di Cheope.

Secondo costoro lo scopo principale della Piramide sarebbe stato di proteggere questo simbolo o meccanismo dall’usura del tempo e nasconderlo alla vista di tutti.

Per questo scopo furono utilizzati oltre 2 milioni di blocchi calcarei che costituiscono la struttura esterna della piramide.


LA PIANA DI GIZA E LE PIRAMIDI


La forma di questa torre è corrispondente a quella dell’amuleto più noto e sacro del periodo egizio che va sotto il nome di “Antico Regno”, tempo in cui i Faraoni semi dei avrebbero vissuto e governato sull’intero Egitto.

Essa racchiude in se il simbolismo della resurrezione, della vittoria sulla morte e dell’eternità concetti questi che furono e rimasero fortemente radicati nel culto religiose egizio dove il Faraone era la divinità vivente.

Nel famoso “Libro dei morti” (Pre-em-Ra il cui significato è “uscita verso la luce”) si legge di una cerimonia in uso molto prima della costruzione delle piramidi, dove l’immagine di Osiride distesa, viene verticalizzata: - Questo rito veniva denominato “Raddrizzamento dello Zed”.



Nel poema sumero babilonese di Ghilghamesh il cui contenuto verrà trattato più avanti, si fa accenno ad una collana comprendente quattro torri di lapislazzuli che nella forma rassomigliano molto allo Zed e che farebbe pensare che già nel periodo sumero e precedente, il simbolo Djed era una realtà materializzata.

Esso lo ritroviamo rappresentato in diversi affreschi tombali egizi in periodi molto differenti tra loro ed un significato certo, ad oggi non si è riusciti ad attribuirgli. -

Di questo simbolo si hanno diverse rappresentazioni strutturali che riguardano i piani orizzontali della sommità o terrazze che agli attuali reperti variano di numero partendo da un minimo di tre per arrivare a cinque mentre non è venuto ancora alla luce nessuna rappresentazione o oggetto con livelli di numero inferiore.



Di questo ultimo tipo ovvero del simbolo a cinque livelli, ne esiste ad oggi solo uno che viene conservato al Museo del Louvre di Parigi. -


SULLA DESTRA: STATUETTA DJED A 5 LIVELLI (Museo del LOUVRE)


Dello Zed, in pratica si sa ben poco e molto si è cercato di comprendere e capirne la provenienza nonchè la funzione.

Qualche cenno si trova nel Libro di Enoc dove sembrerebbe, ma non abbiamo trovato alcun riscontro, che esso sia stato ridotto in blocchi megalitici in epoca non precisata e, dalla Mesopotamia sia stato trasferito successivamente in Egitto.

Qualche autore ritiene che la colonna Djed sia stata un manufatto monolitico a cui venivano attribuiti poteri che oggi sfuggono alla mente umana, ma che all’epoca dei semidei doveva conferire ai possessori di questo poderoso blocco di granito, capacità collegate al soprannaturale e, forse in grado di modificare qualche grandezza fisica, per esempio, il Tempo come accennato da qualche egittologo moderno, ma con basso livello di credibilità.

Siamo dell'avviso di escludere che esso possa essere un qualcosa che modifichi il Tempo come grandezza fisica e riteniamo forse più probabile ed attinente che lo Zed possa essere stato un qualcosa che indichi un collegamento riferito agli Anunnaki secondo il loro arrivo e presenza sul nostro pianeta; non è da escludere anche un qualcosa come la Torre di Babele. –

In sintesi, dovrebbe essere un manufatto in granito rosso, inizialmente monolitico che dal lontano Oriente prima e dalla Mesopotamia poi, fu trasferito in Egitto dopo essere stato sezionato in blocchi con una tecnologia che per il momento non si riesce ad individuare.

Anche su questa ipotesi siamo perplessi in quanto ci sembra più probabile che gli Egizi ed in particolare, i Sacerdoti Architetti fossero a conoscenza di un procedimento tecnologico che consentisse loro di ottenere blocchi di pietra, intendendo per pietra non solo composti di calcare, ma anche di granito.

La sua collocazione iniziale in Egitto la si vorrebbe ricomposta alla sommità della Piramide a gradoni o Piramide di Zolder e, successivamente, inserita nella Piramide di Cheope nella cui parte centrale ed antecedente alla Prima Mensola, sembrerebbe essere stata ricavata la camera del Re.

Di questo argomento non si ha certezza, ma quanto riportiamo è frutto degli studi del prof. Pincherlè autore di scritti, esperienze acquisite nel corso di viaggi in Egitto e pubblicazioni riguardanti appunto lo Zed.

Non attribuiamo a questo monolito alcuna funzione specifica relativa alla modifica del tempo come viene da molti ventilato, ma solamente un simbolo tangibile di eventi che possono aver influito sull'evoluzione della nostra Terra e sull'Umanità tutta.

Nel capitolo precedente abbiamo preso come oggetto del contendere il Pianeta Nibiru e gli Anunnaki considerando veritiere le tavolette in argilla incise in caratteri cuneiformi, nonché le traduzioni del dott. Sitchen.

Proseguiamo sulla stessa linea già tracciata e consideriamo la colonna Dyed o Zed nella forma d’affresco tombale a completamento d’altre informazioni che gli affreschi ci forniscono oggi.

L'Archeologia ortodossa Egizia lega lo Zed al rituale religioso della divinità Osiride, ma non vediamo il perché questa colonna è rappresentata con tre, quattro ed in un solo caso riscontrato, a cinque mensole, questo ultimo conservato ed in mostra al Museo del Louvre di Parigi (V. foto n. 2.1).

Tutte le ipotesi possono essere utili anche quelle al limite della credibilità e proprio su questo argomento abbiamo spinto l'indagine osservando per prima cosa, in quali tombe questo simbolo o oggetto è stato riscontrato ed in base a ciò abbiamo formulato una ennesima teoria che a prima impressione potrebbe sembrare assurda.

Questa si basa per analogia anche sul fatto che gli antichi padri di Israele usavano un bastone (Pastorale) sul quale riportavano, tramite incisioni, quasi come simboli cuneiformi, la loro storia ed esso, alla morte del capo tribù o Patriarca, passava come testimone e segno di comando a chi era stato prescelto alla successione che, generalmente era il primogenito e che doveva conoscere gli eventi salienti del passato in ordine cronologico, conservare la memoria e tramandarla a sua volta.

Pensiamo che una funzione simile abbia avuto lo Zed, ma con una individuazione specifica dei periodi ciclici di avvicinamento alla Terra del pianeta Nibiru e conseguente sbarco o ricambio di Anunnaki. -

Il ritrovamento del simbolo Zed nei siti sepolcrali indicherebbe, secondo noi, la discendenza del personaggio defunto da esseri arrivati sulla Terra nei tempi riportati dalla posizione dell'ultima mensola indicata dalla colonna, praticamente, uno scadenziario temporale.

Dalla consultazione delle diverse documentazioni pertinenti lo Zed siamo stati colpiti dall’immagine riscontrata al Museo parigino dove è riprodotta con grande abbondanza di particolari “la Stanza degli Avi” ritrovata dagli Archeologi in Egitto ed attribuita al periodo del Faraone Tuthmosi III.

Particolare dalla Stanza degli Avi voluta dal Faraone Tuthmosi III (1479 al 1424 a. C.) ricostruita con estrema fedeltà al Museo del Louvre di Parigi (V. fig. n.2.2 e 2.3). –


FIGURA n. .2.2

E' visibile il segno del Potere e, superiore allo Zed, il Triangolo Piramidale con il vertice rivolto verso il simbolo alato.

Altre foto ved. n. 2.4 – n. 2.5 – n. 2.1 In alcune rappresentazioni tombali il simbolo Zed risulta rappresentato più di una volta, generalmente accoppiato orizzontalmente.

L'interpretazione che attribuiamo a questo simbolismo come il più consone all'identificazione temporale del defunto è che egli potesse appartenere alla seconda generazione del quarto periodo Djed.

Una figurazione anomala riguarda i disegni di Dendera dove tra i simboli raffigurati sembra di vedere due ampolle vitree, che molti interpretano come probabili lampade a scarica elettrica nel gas, sorrette da un lato da due colonne Djed a quattro livelli.

Ad oggi non è stata data alcuna identificazione certa del significato e tanto meno può essere paragonata con altri disegni simili in quanto quelli di Dendera sono unici nel loro genere.

Come abbiamo accennato nella prima parte e facendo riferimento alla visita dei Magi in terra di Palestina come ci viene riferito dai Vangeli del Nuovo Testamento, consideriamo la quinta mensola dello Zed concomitante con la nascita di Gesù che portiamo come inizio di una nuova e forse, ultima era, come Tempo Zero o punto di riferimento per una visione retrograda degli eventi come essi ci sono stati riportati da reperti archeologici e documenti storici.

Andando a ritroso nel tempo secondo il nostro metro e considerando il periodo temporale di 3600 anni il ciclo di incontro del Pianeta Nibiru con l’orbita terrestre, troveremo che al Quarto livello corrisponderà il periodo inerente all'Antico Egitto (dal Periodo Predinastico fino al 2510 a. C.) dove riscontriamo i primi Faraoni (Horus) per terminare poi, con Cheope, Micerino e Shepseskaf (2510 a. C.).

Per una migliore visione del periodo storico, occorrerà trasformare il periodo dell'anno solare in quello lunare perché le indicazioni degli scritti Sumeri tenevano conto appunto dell'anno lunare.

Per rendere al lettore un'idea circa il Calendario Lunare, prendiamo ad esempio quello etiopico che si compone di 13 mesi: - In pratica, si tratta di dodici (12) mesi di 29 giorni (ciclo lunare) ed un mese di 12 giorni. –

La somma dei giorni è 360 che corrisponde ad un anno etiope. -

Da Erodoto apprendiamo come gli Egizi fossero stati i primi ad "Inventare" l'anno in funzione della conoscenza degli astri e da quanto tramandato dagli avi e dai re dei. –

Erodoto riporta: - A seguito del mio soggiorno a Memfi (Melfi) ed a seguito di conferenze avute con i sacerdoti di Vulcano, sennonché què di Eliopoli essendo di fama dei più capaci di tutti gli Egizi, mi recai nella loro città, anziché a Tebe, onde conoscere se i discorsi loro concordassero con quelli dei Sacerdoti di Memfi. –

Di quanto eglino mi raccontarono io non rapporterò altro fuorchè i nomi degli dei, persuaso tutti gli uomini averne la conoscenza medesima; e, se io toccherò qualcosa della religione, ciò non interverrà che quando vi sarò tratto dalla ragione del mio discorso. -

Rispetto alle cose umane mi dissero tutti unanimamente prima gli Egizi avere inventato l'anno e distribuitolo in dodici parti, in conseguenza della conoscenza ch'eglino avevano degli astri; ed in questo mi paiono di molto innanzi ai Greci, i quali per conservare l'ordine delle stagioni aggiungono un mese intercalare al principio del terzo anno, mentre per converso gli Egiziani hanno ciascun mese di trenta giorni, ed ogni anno v'aggiungono cinque giorni sopranumerari, pel quale provvedimento tutte le stagioni ritornano allo stesso punto. -

Mi dissero parimenti primi gli Egizi essersi serviti dei nomi dei dodici dei, e che i Greci tolsero da loro questi nomi; - ch'eglino primi innalzarono agli dei altari, statue e templi, e che primi scolpirono in marmo le forme di animali; e mi offersero prove incontrovertibili la maggior parte di questi fatti esser di tal modo. –

Aggiunsero che Manete fu il primo uomo, il quale regnasse in Egitto, che regnando costui, levatone il nome tebaico, l'Egitto intero non era che un acquitrino, chè allora non si vedeva punto di tutte le terre che si veggono oggidì al di sotto del lago di Meride, quantunque, v'abbiano sette giorni di navigazione dal mare a questo lago andando a ritroso del fiume. -

Queste sono le notizie tramandate da Erodoto e riportate nella loro forma originale.

Nella prima parte abbiamo preso in esame il Pianeta Nibiru o dodicesimo del sistema Solare ed i suoi molto probabili abitanti, con il Pilastro Djed abbiamo cercato di attribuire alle mensole dello Zed o livelli, l'appartenenza di taluni eventi ad un dato periodo di arrivo dei visitatori.

In pratica, per facilitare l’interpretazione che stiamo elaborando, poniamo come tempo Zero di partenza il 5° livello della colonna Zed, praticamente l’ultima superiore ed arretriamo con un passo temporale di 3600 anni lunari a cui corrispondono 3550 anni circa secondo il calcolo del tempo che usiamo oggi.

Passiamo poi ad osservare quanto emerge dalla storia e dalla preistoria tenendo conto anche di elementi inseriti e presenti in lontane leggende che, in qualche modo possono essere di aiuto per comprendere alcuni eventi a dir poco, strani e misteriosi.

Mantenendo lo stesso metro, facciamo un salto indietro nel tempo e cerchiamo di raggruppare ed illustrare un aspetto del tutto particolare che ci porta a constatare che su tutto il nostro pianeta esistono delle costruzioni megalitiche che, collocate nel tempo storico secondo il nostro metro, risultano semplicemente impossibili.

Non ignoreremo neanche quanto ci riferisce il filosofo Platone circa l’esistenza, in tempi remoti, del cosiddetto continente scomparso a cui fu dato il nome di Atlantide che, secondo il racconto del filosofo, doveva trovarsi oltre le Colonne d’Ercole intese come limite del mondo conosciuto da coloro che informarono lo stesso Platone, ma che secondo noi non dovevano riguardare il punto geografico che oggi è riconosciuto secondo quanto ci ha tramandato la storia e che viene così definito ed accettato dalla scienza ufficiale.

Tutti questi eventi o notizie dall’apparenza misteriose ed assurde non lo sarebbero più se però teniamo per corretto e fonte di informazione le "Sacre Scritture Ebraiche" della Genesi quando si parla della Creazione fino ai Giganti che, in progressione temporale, occupano un periodo antecedente al cataclisma che va sotto il nome di "Diluvio" ed il fatidico Patriarca Noè. -

Ecco, quindi che potremo collocare il periodo megalitico proprio nel tempo antecedente al Diluvio la cui posizione temporale dovrebbe essere tra gli 11000 ed i 13000 anni dalla nascita di Gesù.

Il periodo megalitico dovrebbe segnare anche un altro evento ed esso riguarderebbe la limitazione del tempo di vita dei "Visitatori” ovvero degli "Anunnaki. – (Ved. foto n. 2.6 – 1.6 bis – n.2.7 – n. 2.8)

Ci siamo avventurati nella ricerca di quale sia stata la ragione che portò il "Signore Creatore" a manifestare rammarico per aver creato quel tipo di essere vivente tanto da limitarne la durata della vita privandolo della immortalità di cui aveva goduto fino ad allora.

Le religioni parlano del “Peccato Originale” come l’unione sessuale tra maschio e femmina umano, ma con tutta la buona volontà non possiamo ammettere che quanto fu assegnato all’uomo per riempire questo pianeta, si sia ritorto contro l’uomo stesso.

Spingiamo quindi, l’indagine verso un qualcosa che effettivamente abbia potuto offendere la Volontà Suprema ed Assoluta del vero Dio Creatore.

Escludendo quanto abbiamo già menzionato, supponiamo che l'origine di questa maledizione risieda nella contaminazione degli esseri terrestri da parte di certe entità Anunnaki o Nephilim che, manifestandosi agli uomini primordiali appena emersi dalla specie animale ed in successione, addirittura forzandone il processo in essere con modifiche genetiche, li trascinarono lontani del processo evolutivo in atto secondo l'armonia della natura terrestre in cui l’evoluzione non era ancora assurta ad una compatibilità generale tra esseri umani, mondo animale, mondo vegetale e la Terra nella sua struttura definitiva.

Supponiamo che l'inizio delle azioni, diciamo, di trasgressione coincida con la prima mensola inferiore del Pilastro Djed e che la lunghezza della parte inferiore dello stesso pilastro stia ad indicare il tempo antecedente alla trasgressione iniziale prima della quale la presenza Anunnaka poteva essere cooperante con il sistema evolutivo in atto su questo Pianeta Terra.

Con questo stiamo ammettendo che le visite di "Coloro che sono sopra" siano avvenute anche in tempi remoti e cioè, prima che si verificasse una manipolazione del genere umano e che dal frutto successivo delle azioni anunnake anche genetiche si siano prodotti degli esseri ibridi come per esempio, i Semi Dei dall’apparenza umana che insieme agli stessi Anunnaki si collocarono nella condizione di divinità per i restanti esseri umani molto limitati di conoscenze e di durata della vita.

Con la formazione e, tramite gli ibridi, imposero anche agli altri esseri umani ancora allo stato primitivo, di servire ed adorare loro, "Dei falsi e bugiardi" sovrapponendosi alla volontà del vero "Dio Creatore.

Dalle testimonianze dei residui megalitici riteniamo possibile risalire ai molteplici luoghi dove si verificarono i più significativi inquinamenti genetici che, in successione diedero origine anche ai diversi aspetti del genere umano.

Da quanto risulta dal ritrovamento di costruzioni megalitiche nessun continente terrestre è privo di documentazioni tangibili ed esse si differenziano soltanto per alcuni particolari che riguardano il processo di lavorazione della pietra.

In effetti, questo periodo comprende la costruzione di siti come Stonehenge che certamente non è tra i primi ad essere stato eretto, per proseguire all'edificazione di mura ciclopiche in cui si evidenziano gli incastri realizzati tra le pietre di grande dimensione e peso che conferiscono al sistema murario una stabilità capace di sopravvivere alla forza degli elementi della natura per tanti millenni. – (V. foto n. 2.9 – n. 2.10 – n.2.11)

Dello stesso periodo e successivo in senso evolutivo, è quello riguardante i disegni megalitici non solo di Nazca, ma anche la realizzazione della Sfinge e successivamente in ordine di tempo, le statue dell'isola di Pasqua (i Moai) che con la loro posizione ed orientamento degli occhi potrebbero essere stati concepiti per ricordare coloro che vennero dal cielo e l'imponenza corporea che li caratterizzò. – (V. foto n. 2.12)

Dopo queste opportune riflessioni, ci focalizziamo sulla prima mensola inferiore Djed che, secondo noi, indica il tempo in cui ha inizio l'opera di accrescimento umano e l'azione dell’apporto esterno si concretizza sugli esseri evoluti, già eretti che diventano Homo Sapiens e Sapiens Sapiens in un limitato arco di tempo e che, in successione cronologica, subiscono una distribuzione non contemporanea, nelle più disparate lande del Pianeta Terra.

Da questa azione emergerebbe dal nulla o meglio, dal "Genere Animale" l'uomo primordiale arricchito di capacità in grado di crescita ed apprendimento rapido delle informazioni che i "Visitatori" potevano elargire secondo le loro necessità di asservimento, forse spinti da una necessità di mano d'opera ambientata e consone al nostro pianeta.

Chiamiamo questo passaggio quello che viene ricordato con l'appellativo di "Anello Mancante.

Sicuramente tra le prime informazioni travasate vi fu il "Fuoco" e l'utilizzo che quegli esseri umani ne avrebbero potuto fare.

Con il Fuoco, secondo noi, inizia la deificazione degli esseri estranei che hanno sempre più la necessità di sottomissione incondizionata dell'uomo terrestre per inserirsi in modo stabile nelle sembianze dell'uomo stesso e confondersi con questi ultimi. -

IL PIANETA OSCURO. parte 3°

NIBIRU. Alle traduzioni dei testi Sumeri e Babilonesi in caratteri cuneiformi ad opera del Dott.Zacharia Sitchin (Dottore Ebraico di origine Russa), abbiamo appreso notizie circa l'esistenza di un pianeta supplementare, in aggiunta a quelli che oggi conosciamo, che orbiterebbe intorno al Sole, ma più probabilmente ad altra stella gemella (stella Rossa o Bruna) e, quindi, facente parte del nostro sistema in modo indiretto, dove la stella Sole occupa un fuoco dell'ellisse che descrivono i pianeti rotando intorno al Sole e lo stesso vale per i corpi celesti che rotano o roterebbero intorno alla stella gemella. –






Quanto illustrato non è altro che il contenuto della prima legge di Keplero ed essa è legge universale valida ed applicabile per i calcoli matematici ed astrofisici relativi a tutti gli elementi dell'Universo e pertanto, vale anche per il pianeta Nibiru se esso è effettivamente un componente del Sistema Solare o del complesso binario come prima accennato. Percival Lowell, morto nel 1916, è lo scienziato statunitense che fu uno dei maggiori e perseveranti ricercatori dei Pianeti trans nettuniani. In effetti, è da qualche tempo che è stata ufficializzata la notizia della scoperta di un dodicesimo componente del nostro sistema planetario, ma gli elaborati scientifici rimangono ancora in possesso della NASA (Ente Ufficiale degli Stati Uniti) e di qualche Astronomo (V. pubblicazioni della rivista Hera) perciò ad oggi possiamo solo basarci sulle informazioni che provengono dai Sumeri e di conseguenza, dalle traduzioni del dott. Sitghin.



Foto Percivall Lowell



Teniamo per buona l'indicazione sumera di 3600 anni (secondo il nostro metodo temporale) il periodo di rotazione del pianeta intorno al Sole che per la terra è di solo di circa 360 giorni secondo il calendario lunare come è testimoniabile esaminando quello etiope che prevede ancora oggi, 12 mesi di 29 giorni ed un tredicesimo di soli 12 a compensazione. Da questo unico elemento, ovvero dal periodo di rotazione del Pianeta Nibiru, si deduce che la sua orbita sarebbe molto allungata al contrario di quella terrestre e l'estremità esterna ovvero, quella opposta al Perielio raggiungerebbe una elevata profondità nello Spazio Cosmico. E' probabile, ma non ancora dimostrato che questo pianeta potrebbe avvicinarsi non poco a qualche pianeta esterno di una stella della Costellazione di Orione se non addirittura fungere da Pianeta Navetta (ipotesi solo giustificativa delle conoscenze egizie in merito e che verranno trattate in seguito) tra il nostro sistema ed un altro simile.(V. Fig. n. 4)



n. 4 – Costellazione di Orione
Da un paragone tra la velocità di rotazione della terra intorno al Sole nelle due posizioni limiti (Perielio ed Afelio) possiamo comprendere quelle del pianeta Nibiru ed anche, con buona approssimazione, la sua massa rotante. Dalla medesima fonte Sumera apprendiamo anche che da questo pianeta sarebbero trasbordati sulla Terra esseri viventi a cui i Sumeri diedero il nome di Anunnaki la cui traduzione significa "Coloro che dal cielo scendono" e


Fig. n.5 – Divinità Sumera



proprio su queste presenze, apparentemente lontane nel tempo, è su cui desideriamo soffermarci per comparare eventi ed in base ai risultati, tentare di arrivare a formulare una ipotesi con cui lavorare e che potrebbe aprire la strada ad una ricerca Archeologica e Scientifica veramente finalizzata a svelare molte constatazioni che oggi sono racchiuse sotto un manto di mistero. (Fig n. 6 – Simbolo pianeta Nibiru)



Fig.n. 6 – Simbolo Sumero del Pianeta Nibiru


In base alle nostre limitate conoscenze e soggetti anche a castelli di carta costruiti per giustificare comportamenti religiosi validi solo per mantenere un potere temporale nonché occultamenti di reperti che, non rientrano nella normale dimensione scientifica, potrebbero creare profondi dubbi nell'ambiente scientifico e non solo, siamo portati a misurare tutto secondo il nostro metro, ignorando che i sistemi di misura possono anche essere diversi, ma che potrebbero anche essere compresi ed interpretati solo se comparati opportunamente a quelli nostri e non, come succede, essere ignorati nella totalità. Così è anche per il Tempo, la nostra suddivisione è la seguente: Alla base del sistema abbiamo l'Ora che è riferita alla rotazione della Terra intorno al Sole considerando questa rotazione completata in 360° come misura dell’angolo giro. Questa suddivisione, del tipo sessantesimale, è la medesima usata dai Sumeri (per gli Accadi popolo successivo in ordine di tempo ai Sumeri, è la stessa) dove la partizione del giorno è in 24 ore, e l'ora è suddivisa in 60 minuti primi. Il sistema è dodicesimale proprio come quello dei primi calcolatori con sistema digitale (antecedente al MS-DOS che come i sistemi attuali sono a 16 bit) fatto strano come coincidenza, ma non tanto inusuale se si tiene conto e veritiero che un’orbita del Pianeta Nibiru si completa in 3600 anni, sempre un multiplo di 60 quindi di dodici ed infine, di tre. Molti attribuiscono questo fatto al numero disponibile dalle dita delle mani e o dei piedi, in altre parole 10 per noi uomini moderni come anche, se riferito ai Maya, il sistema matematico in uso era ventesimale ; - sembra proprio strano che quei popoli antichi potessero usare un sistema alla cui base era la dozzina e suoi multipli senza che ci fosse un riferimento specifico naturale anche se graffiti preistorici molto rari, indicherebbero esseri, forse umani, a sei dita o tre per arto) che potrebbero essere ritenuti una logica derivazione per sistemi matematici. Mentre, al contrario, vi sono molti riscontri di esseri rappresentati con tre dita per arto che, stranamente hanno sembianze di rettili e qualche reperto archeologico mostra anche una doppia raffigurazione che comprende un tratto umano con estremità corredate di tre dita ciascuna. (Fig n. 4 - n. 5 – n. 5a – n. 5b – n. 5c – n. 5d – n. 5e - Divinità Sumere)




Fig. n.5 – Sigillo Sumero


Fig. n. 5a – Divinità sumera.


Fig.5b – Rapp.ni Dogon




Fig.5c – Divinità Sumere


La figura n. 4 è la Stele della Vittoria di Naram-Sin conservata al Museo del Louvre di Parigi. Sono visibili tre corpi celesti ragianti (Divinità) di cui uno dovrebbe essere riferito al Pianeta Nibiru.


Fig. n. 4 – Stele della Vittoria


La figura n. 5 è un sigillo sumero con la scena di presentazione di un personaggio al dio Shamash. Il sigillo è conservato al Museo del Louvre di Parigi ed è datato intorno al 2300 C. La figura n. 5a è la raffigurazione di una divinità sumera. E’ anche visibile il Pianeta alato simbolo di Nibiru. La figura n. 5b rappresenta in primo piano una divinità sumera. E’ visibile l’abbinamento dell’entità alata e l’estremità di un arto che è raffigurato con tre sporgenze. La figura n. 5c è la divinità sumera Hishar. Notare il particolare degli arti inferiori a tre sporgenze.




Fig. n. 5c – Divinità sumera Hishar ed il particolare


La figura n. 5d è la foto del dipinto di Salvator Rosa "La Tentazione di Sant’Antonio" dove il tentatore ha una strana rassomiglianza con le entità anunnake.



Fig. n. 5d – Dipinto Fig. n. 5e - Particolare


La figura n. 5e è solamente il particolare dello stesso dipinto.

Il fatto strano è che Salvator Rosa nel corso della sua vita non poteva essere a conoscenza dei sigilli sumeri e quant’altro proveniente da Egizi ed altri popoli medio orientali. In tutto questo discorso, vi sarebbe anche qualche considerazione da fare e che non è stata ancora avanzata se non come un errore predeterminato, che attribuirebbe a conteggi fittizi gli anni di vita dei preistorici personaggi di Israele, a detta di qualcuno, al solo fine di esaltare la personalità dei Patriarchi di questo popolo. Prendiamo invece atto della elencazione biblica circa i periodi di vita degli uomini antecedenti al Diluvio in cui gli anni vissuti da costoro, vedi Adamo e successori, rasentano i mille e consideriamo attendibile questa informazione. Basta fare una semplice considerazione riguardante il nostro sistema circa il computo dei periodi di vita per vedere quando affermiamo che un uomo ha l'età di cinquanta anni, non facciamo altro che riferirci e contare quante orbite complete la terra ha compiuto rotando intorno al Sole e che quell'essere ne è stato testimone. Per questa ragione, se ammettiamo veritiera l'ipotesi della presenza del dodicesimo componente del sistema solare, troveremo molte spiegazioni ai tanti misteri che ci circondano. Ritorniamo agli Anunnaki: questi sono definiti dai Sumeri, abitanti del pianeta Nibiru ovvero del dodicesimo componente del nostro sistema stellare (binario o meno) il cui periodo di rotazione riferito al Sole è di 3600 anni indicato come uno “Shar” il cui significato è anno. –



Fig. n. 5f – Statuetta fittile – prob.le entità Anunnaka.


Orbene, se uno Shar equivale ad un loro anno e se paragoniamo la nostra vita a quella degli Anunnaki, questi, per i popoli della Terra figurarono come Immortali e, pertanto, divinizzati senza alcun dubbio dagli uomini di quel lontano tempo dove si aveva, come oggi, la certezza che il Vivere di un mortale significava, con matematica certezza, il morire. Non sappiamo quale possa essere stata la durata della vita degli Anunnaki, ma se interpretiamo le Sacre Scritture (la Torah) secondo questi concetti, molte cose possono cambiare circa la valutazione degli avvenimenti pre Diluvio come anche le manifestazioni megalitiche che troviamo disseminate sul nostro pianeta e tutte, salvo qualche eccezione, riferite agli equinozi e solstizi.


Rappresentazione di divinità alata


In questo discorso inseriamo anche manifestazioni estremamente particolari come anche la successione di eventi che definiamo occasionali come miracoli (esclusi dalle Sacre Scritture e, quindi se ci definiamo credenti cristiani non possiamo condividere) ma, che però si verificano ed escludendo a priori quelli artefatti per fini di lucro e per la sottomissione delle genti, abbiamo testimonianza di strani personaggi, strani conflitti e tanti altri fenomeni che risultano fuori della logica corrente. Dalle Sacre Scritture apprendiamo anche che, a seguito dell'unione di esseri diversi o alieni con le femmine della Terra si originarono anche i Giganti (nuova razza di dimensioni superiori a quelle degli uomini dell'epoca), e per questa ragione e per la corruzione del genere umano, il Signore Creatore (Libro della Genesi) limitò la durata della vita a 120 anni.




Scheletro di Gigante


Risulterebbe ben chiaro che questa limitazione ovvero l’abolizione del termine “Eternità” è solo rivolta a coloro che visitarono questa terra e non agli uomini terrestri che già erano di per se stessi limitati e mortali quindi non soggetti all’Eternità.

I versetti in questione, per questa ragione trovano una loro giustifica solo se si riferiscono proprio a queste presenze estranee alla Terra e, pertanto, i 120 anni, per noi significherebbero 3600x120 nostri anni lunari, tempo conseguente di vita massima per gli Anunnaki pre e post diluvio, ma che per noi, in ogni caso, sono equivalenti ad una eternità. Secondo quest’ipotesi, la vita Anunnaka dovrebbe equivalere ora ai nostri 432000 anni. - Su questa base è possibile elaborare un principio di lavoro che terrebbe conto anche di un evento dubbio e molto discusso riguardante la visita dei Magi descritti dal Vangelo di S. Matteo dove si parla di una stella che guidò costoro fino alla stalla dove era nato il Re dei Re. Sempre dalle Sacre Scritture (la Torah) si parla di “Figli di Dio” (la definizione “Angeli” è puramente arbitraria) che si unirono, ma una più corretta traduzione dall'Aramaico dovrebbe corrispondere a Buona Compatibilità, con le figlie degli uomini dando origine a nuove generazioni (uomini che sarebbero stati potenti sulla terra) ed a Giganti come prima enunciato. - Orbene se quanto ipotizzato dovesse avvicinarsi ad una remota realtà, si giustificherebbero le costruzioni megalitiche senza alcuna iscrizione o incisioni rupestri perché questi esseri come anche i padri Anunnaki non avrebbero avuto bisogno di comunicare nel modo a noi noto in quanto il loro periodo vitale, riferito al nostro, non sarebbe servito sicuramente per una comunicazione distante nel tempo, perché ciò che per noi è un secolo o più, per questi esseri sarebbe stato solamente una frazione di ora; quindi, esisteva una condizione di mancanza di necessità di trasmettere informazioni nel tempo.

Da pubblicazione del Museo Americano Mt. Blanco Fossil Museum possiamo osservare un osso femorale dal quale è possibile farsi un'idea della dimensione che questi esseri potevano assumere.

Per quanto concerne i Giganti vi sono prove tangibili anche se i ritrovamenti europei (Europa settentrionale) non risultano ufficializzati, mentre per alcuni ritrovamenti americani vi sono notizie in merito.

A tal proposito vedere le pubblicazioni del Museo Americano Mt. Blanco Fossil Museum rif.to sito internet: e la foto del femore rapportata ad un uomo del nostro tempo (V. Fig. n. 6). -


Fig. n. 6 – Osso Femorale


Questi esseri e ci riferiamo agli Anunnaki, per la durata della vita ipotizzata in precedenza e che riteniamo ancora come base di lavoro, avrebbero avuto la capacità di conoscenze che per gli uomini dell’epoca saranno state al limite dell’ immaginabile, ma che, sicuramente avranno impressionato i nostri antenati tanto da riconoscere in loro divinità specie poi se quei lontani uomini od ominidi non potevano constatarne la morte come conseguenza della forte differenza di tempo vivibile tra quello umano terrestre ed anunnako .

Come si è ipotizzato in precedenza, dall'unione di Anunnaki e femmine umane di discendenza animale (processo Darwiniano), oltre ai Giganti che gli stessi Anunnaki avrebbero usato come manovalanza, si sarebbero o sarebbero stati generati altri esseri (Ibridi) a seguito di manipolazione genetica, più simili agli uomini con una durata della vita che, di generazione in generazione, sarebbe rientrata nei limiti di quella terrena tanto da far accettare ai viventi umani non modificati, il loro inserimento nelle comunità primordiali che, poi, in funzione dell'apporto genetico superiore, avrebbero organizzato inizialmente in società agricole utilizzando tecniche d'avanguardia per l'epoca e, successivamente agglomerati organizzati tipo Città Stato, al cui vertice sociale, per le capacità e poteri non proporzionati ai tempi, si sarebbe insediato uno degli ibridi, discendente dei primi Anunnaki e da questi, sempre presenti, ma non visibili da tutti, anche protetto e pilotato. - La testimonianza dell'arrivo di questi esseri esiste e ci viene fornita dai Sumeri mentre non esiste alcuna documentazione di ritorno di costoro al Pianeta d'origine il che lascia pensare che questi rimasero e lo sarebbero ancora oggi fra noi terrestri in forme diverse, non visibili secondo il nostro metro, ma sicuramente capaci di influenzare le nostre civiltà secondo i loro scopi. - Dovunque oggi troviamo segni megalitici, sicuramente vi sarà stata la presenza di Anunnaki e loro ibridi (Fig. n.7 – n.7a - n.7b – n.7c – n.7d ).


Fig.n. 7 – Complesso megalitico


Paesaggio Peruviano


Da foto realizzate da Sebastiano Signorile - Bari


Se accettiamo queste idee propositive, possiamo non escludere che essi siano presenti anche ai giorni nostri, ma che noi non siamo in grado di riconoscerli a causa del divario di tempo che ci divide e che caratterizza i due tipi di vita, ma possiamo solo osservare le ricadute di certi fatti o eventi che anche oggi si verificano e che non trovano eloquenti riscontri logici come per esempio, i Miracoli come si è usi chiamarli, ma su questo argomento riteniamo aprire una nuova discussione dopo altre considerazioni ed ampliamento dell'argomento.


Paesaggio Andino con mura megalitiche

Particolare della pietra con 12 spigoli

Ritornando al pianeta Nibiru ed alla sua reale esistenza di cui non dovrebbero esserci dubbi e nell’attesa che la scienza ufficiale comunichi gli ultimi rilevamenti astrofisici, in base ai ritrovamenti archeologici di alcuni Faraoni e dipinti osservati in alcune tombe egizie, per non parlare dei popoli del Sud America ed Asiatici, si nota una spiccata conoscenza dell’Astronomia e di particolari specifici come quelli del sistema stellare della costellazione di Orione.

E' molto probabile che questo pianeta che per comodità di dialogo, attribuiamo temporaneamente al sistema solare, abbia anche una seconda funzione, ovvero quella di navetta stellare che consenta l'avvicinamento a qualche pianeta di una delle stelle della costellazione avente anche esso un'orbita allungata come quella del nostro Nibiru. - Questo probabile evento spiegherebbe le conoscenze Egizie circa quella costellazione e la mancanza di qualsiasi presenza di residuo umano nei sarcofagi delle tre piramidi principali e sepolture di Faraoni del periodo predinastico pur essendosi verificati i loro regni le cui prove sono tangibili dopo i ritrovamenti archeologici attuali. Per quanto concerne i siti megalitici come Stonehenge, dovrebbe essere facile capire che l'insieme dei massi così posti doveva servire ad individuare gli equinozi ed i Solstizi nonché unire anche una funzione di culto (Fig. n. 8).

Fig. n. 8 - Stonehenge


Il perché potrebbe essere in quanto proprio gli Equinozi ed i Solstizi rappresenterebbero l'unico elemento di riferimento tra il sistema Nibiru e quello terrestre, quindi l'elemento di paragone e calcolo per quegli esseri ibridi a conoscenza delle proprie origini, ma soggetti sempre più alle leggi fisiche e temporali del nostro pianeta. In pratica, solo gli equinozi ed i Solstizi potevano stabilire un anello di congiunzione tra il tempo dei padri e le nuove condizioni di coloro che, sempre più diventavano Terrestri assoggettando la nuova forma vivente al metabolismo umano legato alla rotazione del nostro pianeta intorno alla stella Sole. Lo stesso dovrebbe essere per la Sfinge Egizia la cui datazione dovrebbe ricadere all'incirca verso l'anno 13000/12000 se non prima e che dovrebbe indicare la probabile collocazione nel cielo della costellazione propria di contatto del pianeta Nibiru con l'equivalente di altro sistema stellare (Fig. n. 9).


Fig. n. 9 – La Sfinge


Quanto stiamo proponendo è a livello di pura ipotesi confortata solamente da alcune osservazioni di documentazioni archeologiche che sembrano inspiegabili e da comportamenti umani che esulano dalla normale prassi di vita quotidiana, ma disponendo di opportune apparecchiature scientifiche e di un Laboratorio chimico di ricerca organica, sufficientemente attrezzato ed in grado di analizzare anche campioni di DNA, siamo sicuri che dal paragone delle analisi strutturali delle tracce di DNA prelevato da reperti umani di epoca risalente al 13.000/12.000 a. C. o antecedente se ancora siano recuperabili elementi di questo programma organico con quello di alcuni popoli come gli Assiri, i Babilonesi, gli Egizi di epoca Predinastica e di popolazioni Nord europee con quello di esseri umani dell'Era Moderna, si individuerebbero molte diversità strutturali che, tramite la recente mappatura del Genoma Umano, ci indicherebbero su quali funzioni genetiche sarà stato possibile e se esso lo è ancora oggi, un intervento estraneo che modifichi l'uomo in un ibrido apparentemente simile agli altri, ma diverso nei contenuti. - Sulla base di queste congetture è ipotizzabile anche che proprio i Sumeri siano stati dei diretti discendenti dei primi ibridi perché proprio di loro si sa poco delle origine, mentre si è a conoscenza del loro modo di calcolo e della scrittura completa in tutte le sue parti di trasformazione fonica non riscontrabile in altre popolazioni dello stesso periodo. In pratica, essi potrebbero essere un residuo sopravvissuto al cataclisma che va sotto il nome di Diluvio o seconda distruzione e, nello stesso tempo, essere stati testimoni di un successivo trasbordo di Anunnaki colonizzatori che usarono altre forme di sovrapposizione con il genere terrestre che sopravvive a tutt'oggi, ma che non siamo ancora in grado di identificare.

Forse alcuni passi biblici fanno riferimento a questi esseri chiamandoli "Figli di DIO" in modo generico e questo varrebbe anche per i testi riferiti al profeta Ezechiele (di questo Profeta verrà allegato un sunto storico della sua vita ed il periodo in cui operò). Su questo argomento occorrerebbe una migliore lettura dei Testi del Mar Morto ed interpretare con maggiore accortezza, se già non fatto dagli Studiosi Israeliti e non divulgato quanto contenuto nei manoscritti circa l’argomento che stiamo trattando .- Qualcosa emerge dal Libro di Enoc e dal Documento di Damasco (Allegato n.1) , ma essi sono praticamente sottratti alla lettura pubblica ad opera di caste religiose che ritengono pericoloso la divulgazione di taluni testi. – E' molto probabile che al successivo arrivo, gli Anunnaki avessero trovato un nuovo genere umano, già formato ed in grado di ostacolarli nell'intento colonizzatore del nostro pianeta che prevedeva forse, ma non troviamo al momento altra ragione plausibile se non l'imposizione della loro volontà a tutto il genere umano .- Questo nuovo popolo potrebbe essere proprio Israele ovvero quello che fu definito come il Vincitore.

Particolare – Testa di divinità Sumera


Scheletri di Giganti




Mura ciclopiche